domenica 4 maggio 2008

Il demone dell'ego


Competitivo e calcolatore
camaleontico e sornione
impettito e indispettito
avvolgente e avvinghiante
sfuggente e onnipervadente.

Amo gestire e controllare
soggiogare e possedere
domare e devitalizzare.


Sono il demone dell'Ego


Gerarchia costituita,
istituzionalizzata,
nutrito dal disagio corporeo
della parola che ignora l'interlocutore.

Non m’importa dell’alterità
me ne frego dell’altrove.

Mi piace mostrarmi,
definirmi, citarmi,
per essere ricordato e osannato,
celebrato e amato,
venerato e temuto.

Nello sfondo …l’immortalità,
la voglia di esserci,
per sempre,
comunque e dovunque
contro il cambiamento
contro le leggi del cosmo e della vita....

Perchè io sono L'Ego.....
motore della storia
signore del divenire.

Promotore di antiche battaglie,
rivendicative e invasive,
nei difformi ruoli dell’essere.

Prima servo..ora sovrano
di nuovo santo poi… diavolo....
...ruoli antitetici..indistinti,
affacciati sui mondi in conflitto.

Dolore…….
di scontro e di morte io sono
nella lotta inesausta
al mio segnato destino

Angoscia di morte incalzante
vi prego…..
non voglio esser carne per vermi !

Pasquale Del Giudice


sabato 3 maggio 2008

Intro


Cari tutti….

Ondate energetiche di perplessità, di stupore, d’inquietudine, sono giunti alla percezione intuitiva del nostro blog spot. com.

La causa? Il sottile dubbio di aver valicato ideali confini di comune intendimento nell’invito a poetare in maniera prosaica.


In realtà, e gioisco dell’equivoco, nessuno ha mai avuto in mente di dar vita ad uno spazio espressivo…a luci rosse ….evocando liriche ispirate….a tributo di geniali amplessi o passionali intrecci amorosi, quando piuttosto intendere la “prosaicità” non in termini di sconcio o volgare stilema ma nella sua accezione più autentica di libera interpretazione poetica fuori dallo schema metrico e dunque espressione senza confini o regole accademiche dei sentimenti dell’animo più genuini.

Proprio come l’innocente cerbiatto didascalico che sgambetta felice nei prati primaverili di Pontelandolfo !

Giocosamente Vostro
Pasquale Del Giudice




La Vera storia di Vera Jarich – vita esemplare di un’educatrice alla non violenza -

- Mi chiamo Vera Jarich e il mio nome lo dice, sono di origine ebrea . Mio nonno era ebreo. Abitavamo in Italia, a Venezia, fino all'avvento della seconda guerra mondiale, poi…quando nel 1939 Mussolini emanò le leggi razziali che escludevano gli ebrei da tutti gli ambiti professionali, culturali e sociali dello Stato Italiano, mio padre decise che quello era il momento di andar via, di lasciare questo paese che non ci riconosceva. Mio nonno che era molto più ottimista di mio padre disse che non c’era nulla da preoccuparsi e decise che lui invece in Italia ci sarebbe rimasto. Non volle lasciare questa terra a cui sentiva di appartenere, nonostante la sua diversità etnica e culturale. Ci imbarcammo su una nave a Genova, direzione Argentina, nuova terra, nuovi orizzonti, nuove speranze. Mentre la nave salpava carica di emigranti, mio padre preoccupato salutava il suo amato padre con il cuore gonfio di sofferenza e di preoccupazione. Chissà quando l’avrebbe rivisto!.-Parla con voce bassa e un po’ rauca Vera Jarich , si scusa con tutti, studenti e docenti: “Sono giorni che parlo, è normale che la voce mi abbandoni, ma quello che ho da raccontarvi è importante perché ciò che è accaduto una volta potrebbe accadere ancora” – Poi, sfodera un sorriso angelico, dolce e avvolgente e dimentichi che è un’anziana signora di ottant’anni, la vedi nella sua essenza interiore una ‘bambina’ che nonostante tutto ha ancora voglia di vivere, credere e sperare nei valori veri della vita. – Mio nonno non lo rivedemmo mai più. – Nel 1943 fu deportato nel campo di concentramento di Austwitzch dove morì come tanti altri ebrei, lasciandoci nel cuore l’ulteriore vuoto di non riavere la sua salma a cui dare degna sepoltura. Non so se avete chiaro a cosa serva il rituale della sepoltura. Esiste da millenni, si perde nella memoria dell’umanità e serve a ridare alla famiglia della salma la capacità di elaborare il lutto, di ricomporre nella propria anima , tassello per tassello la propria memoria interiore, una cosa importantissima per l’identità di una persona ma…noi non riavemmo mai il corpo di mio nonno”. - In Argentina ricostruimmo la nostra vita familiare e sociale e la vita sembrava scorrere tranquilla nonostante tutto. Fu nel 1976 che la situazione precipitò quando i Generali dei corpi armati dello Stato Videla, Massera e Agosti (tutti italiani) definirono la loro dittatura militare che durò dal 1976 al 1983, ‘ Processo di Riorganizzazione Nazionale’. Bisognava riorganizzare tutto l’ordinamento sociale, politico e culturale dello Stato per legittimare nuove regole e un nuovo ordine, che poi è vecchio quando il mondo, quello della sopraffazione dell’uomo sull’uomo, eliminando tutti coloro che credevano nella libertà e nella dignità umana. Libertà e dignità possono sembrare solo due parole, tra l’altro colme di equivoci in questa società dei consumi, ma se ci pensate la loro essenza indica il rispetto per se stessi e per l’altro. Un rispetto che passa attraverso tutto, la comunicazione, le relazioni, i gruppi sociali spontanei, le Istituzioni cioè la famiglia, la scuola, la società, l’economia e infine lo Stato. Dal 24 marzo 1976 l’Argentina decise di eliminare tutti coloro che avrebbero ostacolato anche solo con la loro presenza questo piano. Fu chiamato il Piano Condor. “…prima elimineremo i militanti, poi elimineremo i collaboratori, poi i simpatizzanti ed infine i timidi…” questi furono gli ordini dei tre generali. Il tutto però sotto silenzio. Il resto del mondo non avrebbe dovuto sapere, non ci sarebbe dovuta essere tanta pubblicità come era accaduto in Cile nel 1973. Tali erano gli orientamenti della comunità internazionale. I militanti erano tutti coloro che promuovevano i diritti umani e sociali, fossero di sinistra o cattolici aveva poca importanza – ciò che era importante era che essi esprimevano la loro opinione o il proprio sostegno a favore della dignità umana che prima ancora di essere un concetto etico-morale è un concetto religioso. ‘L’uomo possiede una dignità per il solo fatto di essere una creazione di Dio’ – almeno questo è ciò che dice la Bibbia e i Vangeli e anche i testi sacri delle altre religioni.. Fu così che silenziosamente sparirono 30.000 persone, un’intera generazione, quella degli anni ’50 tra studenti, insegnanti, psicologi e psicoterapeuti, avvocati, assistenti sociali e operai impegnati nel sindacato. E’ questo è ciò che oggi viene chiamato fenomeno dei desaparecidos. Sparivano, improvvisamente le persone sparivano, e non rientravano più alle loro case. Anche mia figlia sparì un giorno. Mia figlia aveva 18 anni, era una bellissima ragazza che sorrideva sempre perché amava la vita, militava nel movimento studentesca per una scuola più giusta , come tanti allora, e voleva diventare un’insegnante perché aveva capito che è dall’educazione che si forma la civiltà. Mia figlia sparì e incominciò il mio incubo. Cominciai a cercarla dappertutto, rivolgendomi a chiunque, amici, parenti, poi funzionari degli uffici, fino ad arrivare alle cariche più alte dello Stato, ma le risposte erano vaghe, mi rispondevano “…cosa vuole signora sarà andata via con il fidanzatino per qualche tempo…” e tante altre cose banali e superficiali che mi facevano percepire il muro, il muro del silenzio. Un silenzio che si ripiegava in se stesso ed entrava nella mia anima aprendo un abisso profondo, un abisso da cui percepivo che mia figlia non esisteva più, e da cui avrebbe voluto uscire un urlo, l’urlo del dolore e della disperazione di non ritrovare più mia figlia, viva o morta, di non riavere la sua salma per darvi degna sepoltura. Tre anni dopo, quando tra la gente cominciò a divulgarsi una minima conoscenza di quei crimini e misfatti, l’allora nunzio apostolico del Papa Mon. Pio Laghi ad una convocazione di noi Madres de plaza de Mayo ci disse: ‘ Certo, signore se le loro figlie sono via da tre anni, saranno state torturate molto e certamente non verranno rilasciate più”. Sorride ancora Vera Jarich mentre racconta il suo dolore e non si capisce da dove giunga quel suo sorriso angelico, nonostante l’orrore, racconta dei metodi di tortura, dell’addestramento dei carnefici cominciato qualche anno prima, delle esecuzioni dei voli della morte e di altro ancora…’Mi chiamo Vera Jarich, sono una delle Madri fundadore delle Madri di Plaza del Mayo, il movimento di protesta contro la dittatura Argentina. Il 24 Maggio festeggiamo la ricorrenza del nostro primo giorno di protesta, il giorno in cui noi Madres cominciammo a girare in fila indiana lungo il perimetro della piazza con le foto dei nostri figli al collo, perché solo questo ci era consentito fare. In silenzio, come tutto si era consumato nel silenzio. Raccontiamo la nostra storia per non dimenticare, per lasciarvi una memoria storica, tra di noi ci furono molti italiani, e soprattutto per dirvi che “…a nessuno di noi venne mai in mente di imbracciare un arma e cominciare un’altra guerra…perché la guerra non si può combattere con altra guerra…”

PS. Ho conosciuto Vera Jarich alla Biblioteca civica di Pozzuoli per la presentazione del Laboratorio di Storia diffuso – Ismli - Landis su Percorsi di Storia e memoria tra Italia e Argentina.

Non credo che la dimenticherò tanto facilmente.

Patrizia Esposito

lunedì 21 aprile 2008

La Rete degli Orti Comuni

Lavorare la terra in modo naturale è quella che Masanobu Fukuoka chiama la Rivoluzione che corre sul filo di paglia. La zen bio agricoltura, questa rivoluzione culturale profonda, modifica il corpo della Terra Madre, del Corpo Organico così come all'alba del Mondo apparve, in mondo che sia modificato anche il Corpo umano. E dunque il CorpoMentale del Mondo intero viene cambiato. In che modo lo cambia? Non in modo violento, appropriativo, distruttivo, ma lo modifica con soddisfazione di entrambi. C'è uno scambio specifico in modo che il lavoro umano (gyoji dotoku) diventi l'opera dei Buddha, vale a dire che colui che pratica il lavoro della terra (Samuzenga, il lavoro illuminato della terra), dona la sua opera alla terra e la terra in cambio dona il suo lavoro attraverso il dono dei frutti all'uomo. Umilmente ci pieghiamo alla Terra, riconoscenti, la lavoriamo, compiamo l'opera di scavo, di solcatura, di compostaggio naturale, di semina, e la Natura, il Corpo Femminile del Buddha, ci restituisce un frutto, la molteplicità dei frutti nel merito di ciò che facciamo. La Zen bio agricoltura è naturale, non chimica, protettiva e non invasiva. Dunque rispetta il ciclo bioecocompatibile della natura e del ciclo economico più in generale. Si pone il problema della protezione e del rispetto di tutti gli esseri viventi e di tutti gli esseri senzienti, cioè degli animali e delle piante. La Rete degli Orti Comuni mette insieme, associa chiunque abbia un orto, un pezzo di terra e ne trae vantaggio comune, supera l'egoismo del singolo e si associa nella Rete degli Orti Comuni, lavorando comunitariamente, allo sforzo economico, al benessere di tutti. E' dunque una rivoluzione economica, politica e culturale, profonda. Non è il ritorno alla terra. E' un modo di associare la terra, l'uomo, gli esseri viventi in un Luogo Comune che si avvale della tecnologia dolce come Comunicazione e Interazione comune. Tutto questo, nel meglio, è il corpo realizzato di tutti i Buddha. Non c'è pace, è illusorio parlare di pace e di amore, se non c'è una strategia della pace, nel lavoro laborioso della Terra ! Antropologicamente e culturalmente bisogna cambiare, lasciare il Corpo e La Mente abituale, e disporsi ad educare la Mente, Il Corpo Mentale, ai compiti globali degli uomini, senza separazioni di genere, razza e cultura. Siamo gìà oltre il capitalismo predatorio, siamo già oltre il socialismo realizzato, siamo nella Rete Comune dei bisogni e delle priorità. Siamo nell’economia mondiale solidale. Dunque fratelli e sorelle, lavoriamo con passione e laboriosità alla realizzazione della Rete Comune degli Orti, della Produzione e delle Attività per il bene degli uomini e delle donne del pianeta Terra! AI Lavoro, senza piagnistei e con spirito di disciplina. Il cammino è lungo ma l'orizzonte è luminoso! Lo zen non è una religione del pianto è la realizzazione del Lavoro sulla terra!!( Gyoji dotoku, arte laboriosa del Buddha gioioso). Alzate le travi carpentieri!, coltivate laboriosamente la terra agricoltori! nella Rete degli Orti Comuni. Zazen e tarma yoga nelle terre di Cuma. Meditazione e lavoro della Terra. Tutti al lavoro, nel silenzio e nella comunità, realizziamo il Corpo Mentale di tutti i Buddha, del passato e del futuro! Medicina del CorpoMentale naturale e trasformativa, unguenti naturali, massoterapia zen e luce di apparizione del Dharma: chi vede me, vede il Dharma, chi vede me , vede il Buddha! Tutti al lavoro, alla Creazione del Luogo Comune! Il Luogo che esalta e annulla tutte le differenze!! La Comunità che Viene, del tempo che Avviene!!!

Vincenzo Gengaku Crosio

Francesca Mirabella, responsabile della Zen Bio agricoltura, cell:338.1231959.

sabato 5 aprile 2008

Da giugno a settembre si fitta anche per brevi periodi

Bella casa rurale con terra di ulivi , querce , vigna e alberi da frutta, alle pendici del parco protetto del Pollino, splendida montagna da escursione a dieci minuti dal mare. La casa è composta da tre stanze, salone, cucina, due bagni e bello spazio esterno.
Si può parcheggiare e si possono portare animali. La macchina è necessaria.
Il contesto è contadino e i vicini sono molto affettuosi e gentili.
Si fa ancora il pane alla maniera tradizionale, si allevano soprattutto capre e pecore e i bambini possono ancora imparare a divertirsi.
La frazione di riferimento è Buonvicino ( Diamante), ma la casa è a minore distanza da Maierà, splendido borgo antico.
Il mare da Diamante a Cirella o verso Belvedere Marittimo è bellissimo anche in piena estate e le spiagge sono libere per chilometri. A mezz'ora circa Maratea.

Per ulteriori informazioni scrivete a Mascia Marini e-mail ma.marini@libero.it
tel. 081 2404539 Cell. 3207623201

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lunedì 31 marzo 2008

L'incoerenza della comunità Internazionale

I diritti umani non sono intercambiabili. Questo è ciò che troviamo nei testi quando si parla di diritti umani. Non serve a niente assicurare cibo al popolo se poi questo diritto non è accompagnato dalla libera manifestazione del pensiero sia esso religioso, politico o culturale. Ricordo che quando nel 1992 mi recai in Cina notai con mio sommo piacere che per le strade di Pechino mancavano i mendicanti, mi dissi che forse l'assicurare cibo a tutti voleva un prezzo, e questo prezzo si chiamava libertà. Ma girando per le strade e incontrando frequentemente polizia di Stato ed esercito mi resi conto che certo non doveva essere molto piacevole abitare in un luogo dove le libertà erano tabù. Era solo da qualche anno avvenuta la strage di Piazza Tienanmen e osservandola nella sua grandezza mi resi conto di quanto barbara doveva essere stata quella repressione. Non trovo dunque assurdo che oggi il governo di Pechino stia reiterando un antico comportamento, visto che in questi anni non ha fatto niente per modificare la struttura del proprio Stato-apparato. Stessa chiusura a una partecipazione democratica del popolo alla vita politica, stessa negazione dei diritti umani. Ancora oggi il governo di Pechino vanta ben 2.000 esecuzioni all'anno continuando a praticare le più assurde aberrazioni nonostante un capitalismo avanzato affermatosi negli ultimi dieci anni. Mi meraviglia molto di più, perciò, la decisione della Comunità Internazionale di confermare, dopo i recenti fatti del Tibet, l'organizzazione dei giochi Olimpici alla Cina, patria della negazione e della violazione dei diritti umani; quando poi le Olimpiadi sono nate proprio per incentivare la pace tra i popoli. Forse era questo che non doveva accadere, forse è la coerenza che dovremmo chiedere alla Comunità Internazionale, quella di non dare le 'perle ai porci' se crediamo ancora nei valori dei Diritti dell'uomo e del cittadino.

Patrizia Esposito

martedì 25 marzo 2008

.. per l'autodeterminazione politica del popolo tibetano



APPELLO PER IL TIBET

STOP ALLA REPRESSIONE IN TIBET

DIFENDIAMO IL POPOLO TIBETANO E LA SUA CULTURA

PATRIMONIO UNIVERSALE DELL'UMANITA'

Una brutale repressione dell'inerme popolazione laica e monastica del Tibet è in corso. E' una tragedia che si sta consumando nel silenzio e nell'oscurità: non filtrano notizie dirette, è assolutamente impedito l'invio all'estero delle immagini di queste inaudite violazioni dei diritti umani da parte del governo cinese. La Comunità Internazionale non può rimanere passiva di fronte a questo bagno di sangue e al genocidio culturale di una popolazione la cui unica colpa è quella di chiedere libertà religiosa e il rispetto delle proprie millenarie pacifiche tradizioni.

CHIEDIAMO

- al governo cinese di porre fine subito a qualunque forma di violenza e repressione in Tibet e di ripristinare tutti i canali di comunicazione che sono stati interrotti;

- al Presidente del Consiglio On.le Romano Prodi e al Ministro degli Esteri On.le Massimo D'Alema di adoperarsi concretamente affinché il Consiglio di Sicurezza dell'ONU - di cui il nostro paese è membro - chieda immediatamente al Governo di Pechino di autorizzare l'ingresso a Lhasa e in Tibet di una Missione di Osservatori Internazionali che possa indagare, informare e intervenire sulle attuali violazioni dei diritti dell'uomo, tentando di favorire l'apertura di un dialogo per una soluzione pacifica del conflitto.

Firma l'appello per il Tibet sui siti http://www.artedellafelicit%c3%a0.it/ oppure su http://www.modernissimo.it/ e fallo circolare

Patrizia Esposito