lunedì 31 marzo 2008

L'incoerenza della comunità Internazionale

I diritti umani non sono intercambiabili. Questo è ciò che troviamo nei testi quando si parla di diritti umani. Non serve a niente assicurare cibo al popolo se poi questo diritto non è accompagnato dalla libera manifestazione del pensiero sia esso religioso, politico o culturale. Ricordo che quando nel 1992 mi recai in Cina notai con mio sommo piacere che per le strade di Pechino mancavano i mendicanti, mi dissi che forse l'assicurare cibo a tutti voleva un prezzo, e questo prezzo si chiamava libertà. Ma girando per le strade e incontrando frequentemente polizia di Stato ed esercito mi resi conto che certo non doveva essere molto piacevole abitare in un luogo dove le libertà erano tabù. Era solo da qualche anno avvenuta la strage di Piazza Tienanmen e osservandola nella sua grandezza mi resi conto di quanto barbara doveva essere stata quella repressione. Non trovo dunque assurdo che oggi il governo di Pechino stia reiterando un antico comportamento, visto che in questi anni non ha fatto niente per modificare la struttura del proprio Stato-apparato. Stessa chiusura a una partecipazione democratica del popolo alla vita politica, stessa negazione dei diritti umani. Ancora oggi il governo di Pechino vanta ben 2.000 esecuzioni all'anno continuando a praticare le più assurde aberrazioni nonostante un capitalismo avanzato affermatosi negli ultimi dieci anni. Mi meraviglia molto di più, perciò, la decisione della Comunità Internazionale di confermare, dopo i recenti fatti del Tibet, l'organizzazione dei giochi Olimpici alla Cina, patria della negazione e della violazione dei diritti umani; quando poi le Olimpiadi sono nate proprio per incentivare la pace tra i popoli. Forse era questo che non doveva accadere, forse è la coerenza che dovremmo chiedere alla Comunità Internazionale, quella di non dare le 'perle ai porci' se crediamo ancora nei valori dei Diritti dell'uomo e del cittadino.

Patrizia Esposito

martedì 25 marzo 2008

.. per l'autodeterminazione politica del popolo tibetano



APPELLO PER IL TIBET

STOP ALLA REPRESSIONE IN TIBET

DIFENDIAMO IL POPOLO TIBETANO E LA SUA CULTURA

PATRIMONIO UNIVERSALE DELL'UMANITA'

Una brutale repressione dell'inerme popolazione laica e monastica del Tibet è in corso. E' una tragedia che si sta consumando nel silenzio e nell'oscurità: non filtrano notizie dirette, è assolutamente impedito l'invio all'estero delle immagini di queste inaudite violazioni dei diritti umani da parte del governo cinese. La Comunità Internazionale non può rimanere passiva di fronte a questo bagno di sangue e al genocidio culturale di una popolazione la cui unica colpa è quella di chiedere libertà religiosa e il rispetto delle proprie millenarie pacifiche tradizioni.

CHIEDIAMO

- al governo cinese di porre fine subito a qualunque forma di violenza e repressione in Tibet e di ripristinare tutti i canali di comunicazione che sono stati interrotti;

- al Presidente del Consiglio On.le Romano Prodi e al Ministro degli Esteri On.le Massimo D'Alema di adoperarsi concretamente affinché il Consiglio di Sicurezza dell'ONU - di cui il nostro paese è membro - chieda immediatamente al Governo di Pechino di autorizzare l'ingresso a Lhasa e in Tibet di una Missione di Osservatori Internazionali che possa indagare, informare e intervenire sulle attuali violazioni dei diritti dell'uomo, tentando di favorire l'apertura di un dialogo per una soluzione pacifica del conflitto.

Firma l'appello per il Tibet sui siti http://www.artedellafelicit%c3%a0.it/ oppure su http://www.modernissimo.it/ e fallo circolare

Patrizia Esposito